quinta-feira, 22 de novembro de 2012

Le Massime di Don Bosco

Le Massime di Don Bosco










1. PREMESSA



L’idea del presente lavoro è sorta a D.ERNESTO FOGLIO, quando stava compilando l’Indice Analitico delle MEMORIE BIOGRAFICHE. (Foglizzo, 1945).


Fu suo desiderio quello di fermare il pensiero di D.Bosco nei punti più caratteristici di ogni argomento, avendo di mira di giovare ai giovani Salesiani.


L’estensore ha creduto bene di limitarsi alle citazioni della parola diretta di D.Bosco, parlata o scritta. Sono rare le citazioni che non siano di D.Bosco, ma sono state inserite, é D.Bosco le fece sue. (Consigli del Papa, Sapienza di Mamma Margherita.). In tali casi si è segnalata la fonte.


Queste Massime vogliono avere lo scopo soltanto di far conoscere, amare e far amare D.Bosco.

In appendice sono state aggiunte delle citazioni , che possono aiutare nella ricerca del pensiero diretto di D.Bosco, e cioè: le Buone Notti, le Conferenze, le Prediche, le Lettere Circolari, i Sogni ed anche un estratto di pensieri di indole pedagogica, segnalati secondo la lettura progressiva dei Volumi.


Si è profondamente grati al giovane Salesiano Alessandro Maccario, che si è premurato, con notevole sacrificio, per realizzare la presente edizione, su dischetto, e a quanti hanno patrocinato e ritenuto utile questo lavoro e vi hanno collaborato.



Roma S.Tarcisio, 24 Maggio 1999



NOTE PER L’USO DEL DISCHETTO:


1. L’archivio presente sul dischetto funziona con WORD 97.

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La presente stesura di “MASSIME DI DON BOSCO” già precedentemente pubblicata, è da considerarsi “PRO MANUSCRIPTO”, ed è ad esclusivo uso interno ai Salesiani di Don Bosco.



2. ABITO


Ø Non é l’abito che onora il tuo stato, é la pratica della virtù. (Mamma Margherita) I,373.

Ø L’abito più pregevole per un religioso è la santità, congiunta con un edificante contegno, in tutte le nostre operazioni. X,666.

Ø Il vestire l’abito chiericale di per sé rappresenta la rinuncia al mondo e ai suoi allettamenti. XII,560.

3. ABITUDINI


Ø Le abitudini formate in gioventù, per lo più durano tutta la vita: se sono buone ci conducano alla virtù e ci danno morale certezza di salvarci. Al contrario guai a noi se ne prendiamo delle cattive. III,607.

Ø Fuggite ogni abitudine anche la più indifferente: dobbiamo abituarci a fare del bene e non altro: il nostro corpo è insaziabile: più gliene diamo, più ne domanda, meno gliene si dà meno egli domanda. IV,590.

Ø L’esperienza ha fatto conoscere che ordinariamente la gioventù prima dei dodici anno non è capace di fare né gran bene, neppure gran male, e passati i 18 anni riesce assai difficile il far deporre abitudini altrove formate per uniformarsi ad un nuovo regolamento di vita. IV,736; IX,855.

Ø Le abitudini cattive si possono vincere da chi si mette alla prova con buona volontà. VII,190.

Ø Causa precipua di tante dannazioni: i compagni e i libri cattivi e le perverse abitudini. IX,172.

Ø A tutti si raccomanda caldamente dal guardarsi attentamente dal contrarre abitudini di qualsiasi genere, anche di cose indifferenti. X,666.

Ø Bisogna che stiamo fermi a non tollerare quelle abitudini che siano contrarie alle nostre Regole e tradizioni. XII,392.

Ø Intendo di raccomandarvi queste sere che vi tenute lontani da ogni abitudine, intendo parlare di ogni abitudine cattiva o indifferente, ma in qualche modo dannosa. XII,447.

Ø Non creiamoci necessità. XII,447.

Ø Quanto è difficile sradicare un vizio, che abbia messo radici in gioventù. XII,585.

Ø Quando un mal abito è inveterato, solo per miracolo uno si converte. XIII,273.

Ø (Sull’andar a riposo nel letto dopo pranzo disse Don Bosco): Per me la ritengo una delle cose più pericolose per la moralità, e sono del parere che il tenere quest’abitudine, e conservare bene la moralità sia cosa difficilissima. XIII,279

Ø A proposito di abitudini buone (segno della croce in cortile) raccomanda di non introdurre di quelle che agli occhi dei cattivi potessero aver l’aria di pratiche superstizione. XIII,284.

Ø (Strenne) tener lontane le abitudini anche indifferenti, in cose non necessarie. XIV,383.

Ø Quando l’abitudine è buona e ci porta al bene, dobbiamo seguirla e praticarla. XV,605.

4. ABUSI


Ø Certe omissioni con l’andare del tempo diventano un diritto, che può produrre spiacevoli conseguenze. XII,399.

Ø Si tolga l’abitudine delle merende e colazioni particolari...Quando è stabilita qualche cosa sia uguale per tutti, senza eccezione XV,460.

5. ACCETTAZIONE


Ø L’esperienza ha fatto conoscere che ordinariamente la gioventù prima.

Ø dodici anni non è capace di fare né gran bene, neppure gran male, e passati i diciotto anni riesce assai difficile il fare deporre abitudini altrove formate per uniformarsi ad un nuovo regolamento di vita. IV,736; IX,855.

Ø L’esperienza ha fatto conoscere essere della massima importanza il conoscere alquanto l’indole dei giovani prima di riceverli. IV,736.

Ø Non è conveniente che viva di carità chi non è in assoluto bisogno. IV,736.

Ø Non è giusto che mangi il pane del povero chi tale non è. V,191.

Ø Per mancanza di mezzi non si cessi mai di ricevere un giovane che dà buone speranze di vocazione. V,397.

Ø Non è giusto che viva della carità altrui chi può vivere del suo. V,754; IX,855.

Ø Aspiranti al Noviziato non si debbono accettare se non diedero segno di una moralità a tutta prova, o se non si lasciarono conoscere abbastanza bene e non ebbero confidenza grande nei superiori. XI,269.

Ø Pare che le difficoltà debbano piuttosto essere quando uno si ascrive, che quando si fa professione religiosa. XII,387.

Ø Bisognerebbe andare più rigorosi nell’accettare chierici o preti nella Congregazione; ma vi sono due cose da osservare. La prima è che conviene seguire la tattica di San Paolo: provare tutti e tenere solamente i buoni: perciò si usi larghezza nell’accettare. In secondo luogo non si accettino questi individui senza chiedere sicure informazioni a chi di ragione. XIII,811.

Ø Non si accettino mai in prova coloro che prima non hanno fatto buona riuscita. XVII,187,367.

Ø Siano severamente allontanati quelli che dicessero o insinuassero o facessero cose biasimevoli contro la moralità. Non si tema di usare in ciò troppo rigore. XVII,191.

Ø Si usi grande attenzione di non mai accettare tra i soci, tanto meno per lo stato ecclesiastico se non vi è morale certezza che sia conservata l’angelica virtù. XVII,262.

Ø Una norma per l’accettazione (dei Figli di Maria): bisogna porre per principio che la pensione non costa nulla, quando si hanno buone informazioni. Si prenda quello che si può. XVII,346.

Ø Di regola ordinaria non si deve mai transigere con la moralità. Qualora la moralità sia dubbia, è meglio non accettare che introdurre in casa un individuo indubbiamente immorale. XVII,367.

Ø Per costoro (che hanno vocazione) le porte delle nostre case saranno sempre aperte. XVII,659.

Ø Trattandosi di giovani che vogliono entrare come ascritti nella Congregazione Salesiana, e specialmente se come chierici, si venga a parlare in tutta confidenza della moralità. XVII,659

Ø Nelle accettazioni stiamo bene attenti a non lasciarci ingannare da benevolenze o da malevolenze; non sia norma per accettare o rifiutare qualcuno l’inclinazione personale del votante. XVII,659,660.

Ø (D. Barberis): Quelli di molte virtù, sebbene di poca scienza , ci attirano le benedizioni del Signore. Sm.477,n.82.LEGGERE...

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