1. PREMESSA
L’idea del presente lavoro è sorta a D.ERNESTO FOGLIO, quando stava
compilando l’Indice Analitico delle MEMORIE BIOGRAFICHE. (Foglizzo,
1945).
Fu suo desiderio quello di fermare il pensiero di D.Bosco nei punti più
caratteristici di ogni argomento, avendo di mira di giovare ai giovani
Salesiani.
L’estensore ha creduto bene di limitarsi alle citazioni della parola
diretta di D.Bosco, parlata o scritta. Sono rare le citazioni che non siano di
D.Bosco, ma sono state inserite, é D.Bosco le fece sue. (Consigli del Papa,
Sapienza di Mamma Margherita.). In tali casi si è segnalata la fonte.
Queste Massime vogliono avere lo scopo soltanto di far conoscere, amare e
far amare D.Bosco.
In appendice sono state aggiunte delle citazioni , che possono aiutare
nella ricerca del pensiero diretto di D.Bosco, e cioè: le Buone Notti, le
Conferenze, le Prediche, le Lettere Circolari, i Sogni ed anche un estratto di
pensieri di indole pedagogica, segnalati secondo la lettura progressiva dei
Volumi.
Si è profondamente grati al giovane Salesiano Alessandro Maccario, che si è
premurato, con notevole sacrificio, per realizzare la presente edizione, su dischetto, e a quanti hanno patrocinato e ritenuto
utile questo lavoro e vi hanno
collaborato.
Roma S.Tarcisio, 24 Maggio 1999
NOTE
PER L’USO DEL DISCHETTO:
1.
L’archivio presente sul dischetto funziona con WORD 97.
2.
È caldamente consigliato copiare il FILE da dischetto a disco fisso prima di
caricarlo.
3.
La visualizzazione più comoda è con il comando VISUALIZZA – LAYOUT DI LETTURA
4.
Per facilitare la ricerca per argomenti usare il comando VISUALIZZA – MAPPA
DOCUMENTO.
---------------------------------------------------------
La
presente stesura di “MASSIME DI DON
BOSCO” già precedentemente pubblicata, è
da considerarsi “PRO MANUSCRIPTO”,
ed è ad esclusivo uso interno ai Salesiani di Don
Bosco.
2. ABITO
Ø Non é l’abito che onora
il tuo stato, é la pratica della virtù. (Mamma Margherita) I,373.
Ø L’abito più pregevole
per un religioso è la santità, congiunta con un edificante contegno, in tutte le
nostre operazioni. X,666.
Ø Il vestire l’abito
chiericale di per sé rappresenta la rinuncia al mondo e ai suoi allettamenti.
XII,560.
3. ABITUDINI
Ø Le abitudini formate in
gioventù, per lo più durano tutta la vita: se sono buone ci conducano alla virtù
e ci danno morale certezza di salvarci. Al contrario guai a noi se ne prendiamo
delle cattive. III,607.
Ø Fuggite ogni abitudine
anche la più indifferente: dobbiamo abituarci a fare del bene e non altro: il
nostro corpo è insaziabile: più gliene diamo, più ne domanda, meno gliene si dà
meno egli domanda. IV,590.
Ø L’esperienza ha fatto
conoscere che ordinariamente la gioventù prima dei dodici anno non è capace di
fare né gran bene, neppure gran male, e passati i 18 anni riesce assai difficile
il far deporre abitudini altrove formate per uniformarsi ad un nuovo regolamento
di vita. IV,736; IX,855.
Ø Le abitudini cattive si
possono vincere da chi si mette alla prova con buona volontà. VII,190.
Ø Causa precipua di tante
dannazioni: i compagni e i libri cattivi e le perverse abitudini. IX,172.
Ø A tutti si raccomanda
caldamente dal guardarsi attentamente dal contrarre abitudini di qualsiasi
genere, anche di cose indifferenti. X,666.
Ø Bisogna che stiamo fermi
a non tollerare quelle abitudini che siano contrarie alle nostre Regole e
tradizioni. XII,392.
Ø Intendo di raccomandarvi
queste sere che vi tenute lontani da ogni abitudine, intendo parlare di ogni
abitudine cattiva o indifferente, ma in qualche modo dannosa. XII,447.
Ø Non creiamoci necessità.
XII,447.
Ø Quanto è difficile
sradicare un vizio, che abbia messo radici in gioventù. XII,585.
Ø Quando un mal abito è
inveterato, solo per miracolo uno si converte. XIII,273.
Ø (Sull’andar a riposo nel
letto dopo pranzo disse Don Bosco): Per me la ritengo una delle cose più
pericolose per la moralità, e sono del parere che il tenere quest’abitudine, e
conservare bene la moralità sia cosa difficilissima. XIII,279
Ø A proposito di abitudini
buone (segno della croce in cortile) raccomanda di non introdurre di quelle che
agli occhi dei cattivi potessero aver l’aria di pratiche superstizione.
XIII,284.
Ø (Strenne) tener lontane
le abitudini anche indifferenti, in cose non necessarie. XIV,383.
Ø Quando l’abitudine è
buona e ci porta al bene, dobbiamo seguirla e praticarla. XV,605.
4. ABUSI
Ø Certe omissioni con
l’andare del tempo diventano un diritto, che può produrre spiacevoli
conseguenze. XII,399.
Ø Si tolga l’abitudine
delle merende e colazioni particolari...Quando è stabilita qualche cosa sia
uguale per tutti, senza eccezione XV,460.
5. ACCETTAZIONE
Ø L’esperienza ha fatto
conoscere che ordinariamente la gioventù prima.
Ø dodici anni non è capace
di fare né gran bene, neppure gran male, e passati i diciotto anni riesce assai
difficile il fare deporre abitudini altrove formate per uniformarsi ad un nuovo
regolamento di vita. IV,736; IX,855.
Ø L’esperienza ha fatto
conoscere essere della massima importanza il conoscere alquanto l’indole dei
giovani prima di riceverli. IV,736.
Ø Non è conveniente che
viva di carità chi non è in assoluto bisogno. IV,736.
Ø Non è giusto che mangi
il pane del povero chi tale non è. V,191.
Ø Per mancanza di mezzi
non si cessi mai di ricevere un giovane che dà buone speranze di vocazione.
V,397.
Ø Non è giusto che viva
della carità altrui chi può vivere del suo. V,754; IX,855.
Ø Aspiranti al Noviziato
non si debbono accettare se non diedero segno di una moralità a tutta prova, o
se non si lasciarono conoscere abbastanza bene e non ebbero confidenza grande
nei superiori. XI,269.
Ø Pare che le difficoltà
debbano piuttosto essere quando uno si ascrive, che quando si fa professione
religiosa. XII,387.
Ø Bisognerebbe andare più
rigorosi nell’accettare chierici o preti nella Congregazione; ma vi sono due
cose da osservare. La prima è che conviene seguire la tattica di San Paolo:
provare tutti e tenere solamente i buoni: perciò si usi larghezza
nell’accettare. In secondo luogo non si accettino questi individui senza
chiedere sicure informazioni a chi di ragione. XIII,811.
Ø Non si accettino mai in
prova coloro che prima non hanno fatto buona riuscita. XVII,187,367.
Ø Siano severamente
allontanati quelli che dicessero o insinuassero o facessero cose biasimevoli
contro la moralità. Non si tema di usare in ciò troppo rigore. XVII,191.
Ø Si usi grande attenzione
di non mai accettare tra i soci, tanto meno per lo stato ecclesiastico se non vi
è morale certezza che sia conservata l’angelica virtù. XVII,262.
Ø Una norma per
l’accettazione (dei Figli di Maria): bisogna porre per principio che la pensione
non costa nulla, quando si hanno buone informazioni. Si prenda quello che si
può. XVII,346.
Ø Di regola ordinaria non
si deve mai transigere con la moralità. Qualora la moralità sia dubbia, è meglio
non accettare che introdurre in casa un individuo indubbiamente immorale.
XVII,367.
Ø Per costoro (che hanno
vocazione) le porte delle nostre case saranno sempre aperte. XVII,659.
Ø Trattandosi di giovani
che vogliono entrare come ascritti nella Congregazione Salesiana, e specialmente
se come chierici, si venga a parlare in tutta confidenza della moralità.
XVII,659
Ø Nelle accettazioni
stiamo bene attenti a non lasciarci ingannare da benevolenze o da malevolenze;
non sia norma per accettare o rifiutare qualcuno l’inclinazione personale del
votante. XVII,659,660.
Ø (D. Barberis): Quelli di
molte virtù, sebbene di poca scienza , ci attirano le benedizioni del Signore.
Sm.477,n.82.LEGGERE...
Sem comentários:
Enviar um comentário